Ko En Ryu Ju Jitsu

La scuola Ko En Ryu, riconosciuta in giappone (assime al 7 Dan del fondatore, il M.o Ermanno Peyrone) nel Giugno 2016 (dopo un percorso ventennale di sviluppo e di pratica ), propone un metodo di JuJitsu fortemente incentrato sulla Difesa Personale e sul Combattimento Totale (non a caso il precedente nome del metodo era "Fighting JuJitsu"), promuovendo un lavoro a corta distanza modellato attorno ad una spiccata propensione alla lotta (in piedi ed a terra), per cui ogni azione di attacco difesa si conclude con una proiezione (ed un eventuale lavoro a terra) o una leva articolare, il tutto coadiuvato da un continuo colpire l'evversario.

Storia:

La scuola di ​ Ju Jitsu Ko En Ryu (“​Scuola della Tigre nel Cerchio”) trae origine dal percorso nelle Arti Marziali del ​Maestro Ermanno Peyrone (iniziato nel 1971 come praticante di Judo). Le basi da cui la scuola trae i principi e le tecniche si fondano nel lungo studio del Judo e nelle applicazioni di difesa personale tramandate principalmente da alcuni kata (come il Kodokan Goshin Jitsu, Kime­no kata, Ju­no kata). 

Dalla passione per queste visioni “marziali” del Judo (nonostante fosse un promettente insegnante per gli agonisti della regione Marche) e dall’esigenza di utilizzarle per motivi di lavoro (essendo un operatore di sicurezza privata) il Maestro Peyrone ha iniziato ad approfondire la loro applicabilità in ambito di “combattimento reale” già nei primi anni ‘90, affiancando a questo studio, il lavoro sul Ju Jitsu proposto dalla federazione CONI cui era affiliato (allora la FILPK) intraprendendo una nuova carriera come tecnico federale anche di questa disciplina.

Contemporaneamente crea con Alessandro Bastianelli un metodo di “combattimento globale” , che chiamano “Total Combat System” e che miscela in un unica disciplina le tecniche di lotta, Judo, Ju Jitsu, Kali, JKD, Pugilato, anticipando una pratica marziale oggi molto in voga.

Nel ‘96, a seguito dell’esperienza maturata con il Total Combat System, inizia ad intraprendere un percorso alternativo al Ju Jitsu proposto dalla Federazione, e, studiando principi e tecniche di altre discipline marziali (Jeet Kune Do, Silat, Kali ed altri stili di Ju Jitsu), inizia l’elaborazione di un proprio metodo personale, coerente con la sua idea di una formula tecnica applicabile nel combattimento reale; questo percorso di studio porterà alla codifica del metodo Ko En - Ryu Ju Jitsu

Nel 98 fonda ad Ancona, con Alessandro Bastianelli (suo ex allievo e Istruttore Kesa) una associazione sportiva completamente indipendente dalle Federazioni, il Centro Studi Arti Marziali "JohnD", dove con il suo Socio ed un certo numero di allievi incomincia, tra le altre cose, a seguire il Maestro Anthony Walmsley, trovando estremamente interessanti le sue proposte applicative del Tai Chi alla difesa personale e lo studio dei punti di pressione (Dim Mak) alle percussioni e alle leve articolari.

In questo periodo continua ad elaborare il suo personale metodo di Ju Jitsu fino ad arrivare alla forma attuale, anche grazie alla collaborazione di 2 suoi ex allievi che lo hanno seguito nel suo percorso marziale:

Alessandro Bastianelli che, dopo aver studiato Judo e Ju Jitsu con lui ed aver fatto un percorso personale nel Kali Silat e Jet kune do (diventandone un valido Maestro), contribuisce alla formazione del metodo, apportando nuove idee e principi tecnici.

Nicola Filiali, suo allievo dall’ 86, prima nel Judo e poi nel Ju Jitsu, che ha contribuito alla creazione delle metodologie tecnico/didattiche del metodo e primo Maestro Ko En -Ryu riconosciuto dal Fondatore.

Nel giugno 2016, su proposta del Maestro Claudio Artusi "Hanshi" e del "Soke" Fabrizio Lazzarin, il Maestro Ermanno Peyrone riceve il Shihan 7 Dan di JuJitsu Ko En Ryu e conseguente riconoscimento della sua scuola dal Giappone.

Il concetto della “tigre nel cerchio” (Ko En)

Attorno a Tori (la tigre) immaginiamo un cerchio nel quale viene spostata la testa di Uke (tirando, spingendo, ma sopratutto colpendo): nel semicerchio dove si trova la testa di Uke (e quindi il suo peso fuori equilibrio) questi viene proiettato facilmente, mentre nel semicerchio opposto si possono eseguire leve articolari o “Intrappolamenti” (proprio perché il peso di uke va nella direzione diametralmente opposta e la resistenza é minore)

Fondamenti:

Il Metodo Ko En-Ryu si basa principalmente sull’applicazione del principio del JU (Cedevolezza), ereditata dal Judo e dal Ju jitsu tradizionale, ovvero sommando la forza di Tori a quella di Uke, procurando squilibri con l’utilizzo di colpi e spostamenti il più fluidi possibile.

Fondamentale la posizione di Tori e il modo con cui questi interagisce con l’attacco di Uke: L’obiettivo di Tori è accorciare la distanza (ovvero mandare l’avversario fuori misura) e colpire contemporaneamente allo spostamento, per creare uno squilibrio, permettendo così di arrivare ad una conclusione tramite una proiezione, una rottura articolare, una sottomissione (eventualmente completata a terra)

Nel Metodo Ko En -Ryu, quindi il lavoro con gli atemi è fondamentale e predilige colpi rapidi e successivi, portati quasi sempre con tutto il peso del corpo contemporaneamente allo spostamento per accorciare la distanza (movimento che, a seconda delle situazioni tecniche può essere lineare o circolare).

Le Proiezioni (Nage Waza) sono tecniche fondamentali per il metodo e vengono costruite sempre in conseguenza al movimento di Uke a seguito dello squilibrio procurato dagli atemi, senza necessariamente ricercare tecniche di kumikata, ne tecniche predeterminate da Tori (non si può decidere in anticipo che proiezione eseguire, ma bisogna adattarsi a ciò che uke offre).

Anche la lotta a terra (Ne Waza) viene considerata come una caratteristica peculiare del metodo (sia per una conoscenza tecnica indispensabile ad un praticante di Ju Jitsu, sia per la derivazione storico-formativa del Fondatore, che considera la lotta a terra un mezzo indispensabile per la formazione fisica degli allievi) e viene praticata comprendendo immobilizzazioni, ma soprattutto strangolamenti e leve articolari agli arti, nonché atemi da tutte le posizioni possibili.

Idealmente il metodo contempla un' unico processo di difesa-attacco da parte di tori che inizia con la risposta all’ aggressione di uke: o con la sequenza parata/colpi > proiezione/leva > finalizzazione a terra (se necessaria) o anticipando il movimento d’ attacco con la sequenza colpi > proiezione/leva > finalizzazione senza mai fermarsi fino alla neutralizzazione completa dell’ Avversario. Avendo una impostazione spiccatamente improntata alla difesa personale ed al combattimento reale, la lotta a terra viene comunque vista come una strategia da non ricercare come scelta (per non perdere efficenza contro più avversari), cosi come nella lotta in piedi non è ammesso un approccio incentrato sul lavoro di presa come metodo di squilibrio se non strettamente necessario.

Il metodo Ko En -Ryu prevede un eventuale sbocco sportivo in combattimenti completi in cui i contendenti partono da in piedi e possono colpire, proiettare, e lottare a terra (sempre con possibilità di colpire in tutte le fasi). Un esempio di applicazione sportiva del Ko En -Ryu Ju Jitsu é costituito dagli incontri secondo il sistema di combattimento KakutoDo o tipo Mixed Martial Arts.

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